Data: 31/12/2023 - Anno: 29 - Numero: 3 - Pagina: 11 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
ANCORA DI MUSEO DOPO TRENTAQUATTRO ANNI |
|
Letture: 725
AUTORE: Vincenzo Squillacioti (Altri articoli dell'autore)
Non sappiamo se e quanti Badolatesi hanno pensato ad un Museo in Badolato, ma noi ab biamo cominciato a pensarci nel 1990, quando Assunta Larocca, dopo essere stata a visitare con la sua scolaresca il Museo della civiltà contadina e artigiana di Capistrano, ci ha proposto di fare la stessa cosa a Badolato, avendo anche noi le condizioni e il materiale occorrente. Da qui i numerosi incontri da cui è nata l’Associazione culturale “La Radice”, istituzione indi spensabile per avviare il lungo percorso per arrivare al Museo. Ci siamo messi al lavoro fin da subito, e oggi le tessere museali realizzate in tutti questi anni sono fruibili sul territorio, urbano ed extraurbano, ma un Museo, una Istituzione dotata di atto formale, di norme, di strutture funzionali, di personale in attività continuativa… ancora non c’è. Non ci siamo ancora riusciti! Pur se va senz’altro detto che, insieme ad altre Associazioni abbiamo positivamente stimolato l’Amministratore comunale con cui abbiamo presentato al momento dovuto un formale pro getto di massima, che è stato approvato e…finanziato. Ci siamo! Ma non sappiamo quando lo storico Palazzo Menniti, donato al Comune dalla Famiglia Scuteri a scopi sociali, ospiterà il Museo di Badolato, non grande, per il momento, ma ben studiato e caratteristiche strutturali e quindi funzionali tali da rispondere ade guatamente ad un mondo vertigi nosamente -e forse anche malde stramente- in cammino. Il Museo Diffuso Comprenso riale, di cui coltiviamo l’idea da decenni, partecipato con scritti e con Convegni a gente del popolo e a responsabili di pubbliche Isti tuzioni, s’avvia a diventare un’u topia. E forse nel realizzando mo derno Museo di Palazzo Menniti non ci sarà lo spazio per “ospita re” le tessere museali mobili della civiltà contadina e artigiana che a centinaia abbiamo recuperato, anche con spese personali, e ancora dormono nei magazzini. Relativamente al tipo di Museo in cui si espongono semplicemente oggetti poveri di una civiltà da alcuni detta subalterna, pur correndo il (non) grave rischio di scrivere ciò che abbia mo scritto e/o detto anche noi altre volte, ci piace qui riportare alcuni pensieri di uno studioso d’Arte e grande cultore dell’antiquariato, Mario Praz (Roma, 1896 - 1982) la cui “Casa Mu seo” è oggi un prezioso gioiello nel Centro Storico di Roma. “.....non ha mai potuto o voluto aprire un museo delle arti minori, come ne esistono all’e stero (ricordiamo i più insigni del genere il Victoria and Albert di Londra, e il Musée des Arts Décoratifs di Parigi...... Quando da noi si penserà a organizzare un museo di questo genere sarà troppo tardi come è successo pel Museo delle Tradizioni Popolari dell’EUR, che illustra solo in minima parte una ricchissima produzione artigianale andata dispersa...... mentre solo l’amore di qualche maniaco può salvare gli oggetti d’artigianato, la cui destinazione ultima è pei contemporanei preminente, mentre il giudizio dei posteri, se convenga o meno tali “calie” diviene di meno in meno favorevole col diffondersi dei criteri americani di buttar via tutto ciò che non serve più e con l’abbandono dell’antico uso di trasferire nella camera degli impicci, (che del resto non esiste più nelle anguste case moderne...... In Australia in un piccolo museo di provincia ho visto conservata perfino una bottiglia di gassosa col pallino come oggetto, da noi non sarebbe stata esposta neanche al mercato di Porta Portese......” Sarebbe forse giunta l’ora, per noi, di prendere atto che è così, convincerci, infine, che sia mo noi quei maniaci che accolgono cianfrusaglie considerandole oggetti da Museo. Dovrem mo forse buttare nella spazzatura gli aratri in legno, i verricelli da palmento, i gioghi dei buoi, le madie della massaia, e le seghe dei falegnami, e la bordatrice dello stagnino… Oppure, se siamo “maniaci”, niente ci vieta di seguire le orme di Don Chisciotte. |